L'angelo di Monaco
vincitore del premio Asti d'Appello 2020

Fabiano Massimi arringa

Signore e signori della Giuria.

Sono qui oggi in quest’aula di tribunale per chiedervi ciò che solo la letteratura può ottenere: il risarcimento per un terribile delitto rimasto impunito e oggi addirittura dimenticato.

Nel pomeriggio di venerdì 18 settembre 1931, a Monaco di Baviera, una giovane di ventitre anni perse la vita. Si chiamava Geli Raubal, e venne ritrovata priva di sensi nella sua stanza in un appartamento signorile del quartiere più elegante della città. La stanza era chiusa dall’interno. La morte era sopravvenuta per un colpo di pistola al cuore. La pistola era vicina al corpo.

Subita la polizia pensò a un suicidio. È comprensibile. A Monaco, all’inizio degli anni Trenta, i suicidi erano molto frequenti – quasi il quadruplo di oggi – soprattutto per via della dura crisi economica che aveva colpito la Repubblica di Weimar dopo il Crollo di Wall Street. Una causa di morte ordinaria, insomma. Ma l’appartamento in cui venne ritrovata la giovane quel 18 settembre 1931 non era affatto ordinario, così come non lo era lei.

Si chiamava Geli Raubal, ed era la nipote prediletta di Adolf Hitler, al tempo politico in forte ascesa, nonché padrone della casa e proprietario della pistola.

Vennero svolte indagini, naturalmente. Io ho visto i verbali, conservati nell’Archivio centrale della polizia di Monaco, e da essi risulta chiaramente che la polizia indagò poco e male sul caso Raubal. Le pressioni del Ministero, in quota nazista, furono pressanti. Prove e testimoni vennero trascurati. L’indagine si aprì il sabato mattino per richiudersi il sabato pomeriggio. Riaperta il lunedì mattina, il lunedì pomeriggio era già conclusa. Nel frattempo il corpo di Geli era scomparso, e così il referto dell’autopsia, e così lo zio e tutore Adolf Hitler. Misteri su misteri, insabbiamenti su insabbiamenti. Eppure a scavare nelle molte zone d’ombra di questo caso freddo, la verità balugina ancora.

Ecco perché è nato L’angelo di Monaco. Un thriller storico che ricompone le fonti sopravvissute e ricostruisce la Monaco del 1931 per riportare alla luce la verità su Geli Raubal: la donna, che tutti ricordano come piena di carisma e di vita – l’anima di ogni festa, una voce celestiale; la sua epoca, che si incamminava ciecamente verso gli orrori del Nazismo, e che per tanti versi ricorda la nostra; la sua morte, che molti al tempo videro come un’occasione unica per arrestare l’ascesa politica di Hitler.

Questa storia avrebbe potuto cambiare la Storia. Che sia stata dimenticata è la peggiore delle ingiustizie.

Geli Raubal è esistita. È questo che sono venuto a testimoniare. Geli non è solo un personaggio di romanzo: un tempo era una donna in carne e ossa, che viveva la sua vita giorno dopo giorno, ignara del destino come lo siamo tutti, capace di gioia ma anche di tristezza, forte di sogni, ambizioni, desideri ed entusiasmi, tutti spazzati via da un colpo di pistola e poi passati nell’oblio.

Per la sua morte non c’è stata giustizia.

Il vostro verdetto, oggi, può rendere giustizia alla sua vita.

Mi appello alla clemenza della Corte.

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